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Editoriale 17/2025
Il Papa che cadde sulla terra
«Beati voi che siete poveri perché il regno di Dio è vostro». Lo hanno definito «populista e compassionevole», «senza nessun riguardo per la crescita economica del pianeta», uno che, come ha scritto il “Wall Street Journal”, «si batteva per i poveri, favorendo al contempo idee che li mantenessero poveri». Ma non è di Bergoglio - scomparso a 88 anni il 21 aprile - la frase in apertura: è di Gesù Cristo. Pericoloso connubio di idee tra Vangelo e marxismo che attraversa i secoli e si ritrova nei salotti tv intorno a Francesco, su cui riversare la melassa del “buon senso” per spuntare le armi del “comunista” contro le ingiustizie sociali, la ricchezza in mano a pochi, la distruzione dell’ambiente. Maratone tv condite con l’omaggio rivolto “al buon uomo”, “al caro amico” da parte di quelli che scacciano i migranti fuori dai confini, e si mettono in prima fila al suo funerale. Ecco perché il papa venuto dall’altro mondo ha fatto un voto alla Vergine del Carmelo il 15 luglio 1990: non guardare mai più la televisione. Il cinema sì. O almeno è il cinema che ha guardato lui. E lì, dal grande schermo, Francesco si è raccontato, libero di attraversare le dogane e visitare Plaza de Majo, le favelas di Rio, le carceri, il quartiere di Scampia, il Mozambico, le Filippine... e stringere la mano di Evo Morales e di Pepe Mujica come si vede in Papa Francesco - Un uomo di parola di Wim Wenders (2018). Definito un “papa mediatico”, Bergoglio non si è offerto alle telecamere, ma ha fatto irruzione in tv con grande senso dell’umorismo, componente sostanziale per lui della bellezza, e non certo ripreso tra le folle oceaniche come “l’atleta di Dio”, Wojtyła, il papa convinto che il gay fosse «cattivo dal punto di vista morale». «Chi sono io per giudicare?» replica Francesco in tanti fotogrammi, immerso nella nebbia di una notte romana e nel silenzio livido ai tempi del COVID-19, ritratto memorabile di Gianfranco Rosi. In viaggio (2022) lo inquadra di sghembo, al contrario della posizione frontale di Wenders, dietro la papamobile in giro per i 53 paesi visitati dal 2014 in poi, sempre appuntito e “scandaloso” in risposta anticipata al “WSJ” di New York, «la povertà non è una fatalità». E neppure la guerra. «Perché vendete le armi? Per il denaro, sporco di sangue», battuta da Far West. E flashback sulla giovinezza del gesuita peronista in Chiamatemi Francesco - Il papa della gente (2015), che preferì il saio, il nome e la poesia del santo di Assisi. Daniele Luchetti ricostruisce la vita di Jorge Mario nell’Argentina di Videla, dittatore sanguinario dalla parte dei latifondisti. Francesco a fianco dei desaparecidos e vicino alla teologia della liberazione, implicato nell’episodio controverso della mancata protezione di due preti guerriglieri. A sondare il lato più oscuro del Vaticano ci pensa il brasiliano Fernando Meirelles con I due papi (2019), storia della contrapposizione con il “papa emerito” Benedetto XVI, rimpianto dagli estimatori teologi forse perché detestava la saga di Harry Potter mentre Francesco, amante del cinema, aveva un debole per I bambini ci guardano di De Sica. In attesa della fumata bianca, aleggia inquietante Conclave (2024) di Edward Berger zeppo di intrighi di palazzo, colpi bassi e rivelazioni fulminanti in memoria di papa Luciani: «Dio è donna!». Dichiarazione perfetta per il più eretico dei pontefici in fatto di inclusione femminile. E capace, da “gran comunicatore”, di indirizzare uno sberleffo a quelli di Make America Great Again. A lettere fluorescenti apparve il 23 maggio 2017 sulla facciata della basilica di San Pietro la scritta Planet Earth First.